Si difende ciò che si ama. E si rischia, per ciò che si ama.
Il reclamo della foresta, è quello della natura di tutti martoriata da noi tutti, che stolti distruggiamo la prima parte di noi, quella che semplicemente ereditiamo ma non necessariamente meritiamo, e che solo nell'essere seguita da un personale percorso di consapevolezza prende la sua forma compiuta: il viaggio che Buck intraprende attraverso la sofferenza e la gioia per giungere alla sua piena identità di individuo. Questo viaggio ci reclama, severo e a gran voce, quando noi tentiamo di non intraprenderlo, ma il suo canto ancestrale e profondo ci guida, se lo affrontiamo, come è inevitabile per vivere davvero. Dogs perché è il contrario dei patinati e precisi Cats, qui si zoppica, si guaisce, si patisce, il freddo la fame lo scherno, e bastonate continue ricevute da tutti e sempre e comunque. Dogs, perché il quadro di apertura dello spettacolo, con il brano <ti faccio BAU!> è una diretta variazione sul tema di Pierino e il lupo di Prokofiev, e come nella fantasia musicale di Prokofiev, la vicenda narrata da Jack London è qui raccontata attraverso numerose fantasie musicali, ma anche brani con liriche che sanno quando abbaiare di rabbia e quando ululare di felicità, interpretati insieme a bislacchi ma evocativi movimenti registici e coreografici, oltre che dalla lettura scenica di alcuni passi salienti riscritti per l'occasione in prima persona: è quindi direttamente Buck, il cane protagonista, a raccontare le sua storia. Dogs appunto perché qui il solitario cane ha il dono della favella, e i gregari uomini spesso, solo la rivoltella. Dogs, perché si viene abbandonati, sull'autostrada, dopo che si è con tutte le proprie forze tentato di trascinare una altrui slitta sovraccarica di orpelli che spesso quegli altri non hanno neppure davvero scelto per loro. Dogs perché randagi, Dogs perché tutti ci faranno le pulci, Dogs perché è uno spettacoluccio bastardo, irriverente, spurio, sdrucito e spelacchiato prima ancora di partire.
Ma soprattutto Dogs, perché di fede fedeli come cani, si difende ciò che si ama, e si rischia, per ciò che si ama, qualunque cosa, fino al rischio ultimo ed estremo. Ma infine, come Buck, non ci si lascia morire per amore reciso: si impara semmai a vivere ancora di più strenuamente, oltre ogni perdita ed ogni sconfitta, esprimendosi nel movimento, volando esultante sotto le stelle e sulla superficie della materia immobile.