[letta,
o immaginata, da qualche parte…]
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Il nuovo
kolossal-dilett-avanspett-corrid-variet-animazvillagvacanz
di
Marte Costa
il libretto completo di tutti
testi
Foto di scena
(debutto, giugno 2006
Piergiorgio Corradin)
Foto di scena
2007
Programma di sala
Foto prove
tutte le liriche
(La
leggenda de) il favoloso cavaliere
DON CHISCIOTTE
senza plancia
Ispirato alle vicende narrate da Miguel
De Cervantes e molte altre di
oggidì
Scritto
diretto ed intepretato da
MarTE
coSTA
Scarica gratuitamente tutti i brani originali dello spettacolo
in formato mp3
© marte costa 2006
1°ATTO
1.
botte
botte botte per Don
Chisciotte (sigla)
testo
2.
il costato non toccato
(ouverture)
testo
3.
mi faccio cavaliere
testo
[solista:
Marte Costa]
4.
la donna dei tuoi sogni (habanera
di Dulcinea)
testo
[soliste:
Valentina Procopio, Giorgia
Zangrossi, Sabrina Fioravanti, Martina
Trezza]
5.
quando
avea sancio la pancia
testo
[solista:
Jahnji
Barberis]
6.
ti
, faccio cavaliere…
testo
[solista
Andrea Sità]
7.
mulini a vanto
testo
[solisti:
Giorgia Zangrossi, Valentina
Procopio, Danilo Mutolo,
Andrea Sità]
8.
botte
botte botte, per Don
Chisciotte 1
testo
9.
botte
botte botte, per Don
Chisciotte 2
10.
pecore e capre
testo
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2°ATTO
11.
la donna dei tuo sogni
(ripresa a cappella)
[solista:
Giorgia Zangorssi]
12.
galeotti siamo tutti
testo
[solisti:
Marte Costa; Roberto Caccamese,
Dino Mascia]
13. botte botte
botte, per Don
Chisciotte
14.
l'elixir
di fierobraccio
testo
[solista:
Martina Trezza]
15.
innamorato pazzo uscito
testo
[solista:
Marte Costa]
16.
la donna dei tuo sogni
(disco ’70!!)
testo
[soliste:
Valentina Procopio, Martina Trezza,
Sabrina Fioravanti, Jahnji
Barberis]
17.
sancio
recupera lo slancio!
testo
[solista:
Jahnji
Barberis]
18.
Botte, strenue lotte, ma non si smette
testo
19.
il costato non toccato
(finale)
testo
[voce
1: Marte Costa, Valentina Procopio, Sabrina Fioravanti;
voce 2 Andrea Sità, Giorgia
Zangrossi Martina
Trezza; voce 3 Dino
Mascia,
Filipa Lacerda,
Roberto Caccamese, Danilo
Mutolo; Voce 4: Tutti]
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MarTE
CoSTA
scrive interpreta e dirige al solito tutto solo
soletto, l’ultimo dei suoi
avanspett-variet-corrid-musical-karaok-animazvillaggvacanz,
musiche testi e regia di una nuova commedia musicale al miele e
al fiele, ambiziosamente ispirata ad un classico tra i classici,
rivisitato e riattualizzato tra i
mulini a vAnto
dei nostri tempi.
Avvalendosi della sempre cangiante Compagnia
Necèssita Virtù (nome
omen) perlopiù formata da
ardimentosi nuovi interpeti (seppur talvolta addirittura
variabili di replica in replica), snocciola 15 nuovi brani e
liriche, con arrangiamenti tutti originali, per un
agile spettacolo che concentra ben 1200 pagine di romanzo in
due rutilanti fulminei atti di poco più di mezz’ora ciascuno.
Marte-Don Chisciotte senza plancia
cantando in alto e in basso, zompettando
avanti e indietro, e recitando sotto sopra i suoi versi
appassionati, inforca un’ecologicissima
bici con rotelle, Ronzipedalante,
con cui vorrebbe attraversare, per portare la Bellezza, il mondo
intero… ma che purtroppo però
non percorrerà neanche un centimetro!
Tutte le nostre belle fanciulle
in-carnano, l’inarrivabile Idea, di Dulcinea, danzando
comme il faut
una habanera alla
Bizet, la donna dei sogni che
<su un calendario/ su mediaset o
rai/ o altro bestiario/ tu non troverai!>
Chisciotte
innamorato pazzo sarà costretto in una camicia di forza, e
urlando più di Orlando diventerà
anche un burattino, nella foggia di fiero pupo
siciliano. Senza scudo alcuno, si batterà a
singolar tenzone con sornione cialtrone
reggaeggianti pecore e capre
scambiate per indomiti eserciti (vedi ultimo film di
Pasolini), libera dopo
terribile scontro ingrati galeotti oberati da
enalotti e carcerati ipotecati ai
redditi, assiste perplesso alla scintillante preparazione
del miracoloso elisir di Fierobraccio
con ingredienti attualissimi che nessun Dulcamara mai
avrebbe immaginato, il tutto tra una
continua gragnuola di botte
botte botte
per don Chisciotte ricevute da
tutto e da tutti… ma senza naturalmente arrendersi mai!
Il deuteragonista Sancio,
impossibile compagno di viaggio da trovarsi ahinoi, è
stata la figura più difficile da
identificare con qualcuno o qualcosa che possa ancora esistere:
oggidì veste griffato taroccato (o peggio, originale) ed ha
perduto ogni possibile ingenuità/saggezza popolare.
Ma si promette un lietissimo fine, con sorprendente
chisciottizzazione di
Sancio che addirittura saprà
veleggiare leggiadro, dove
Chisciotte senza plancia aveva solo arrancato,
fino a concludere col pindarico
crescendo del gran concertato conclusivo con tutte le voci
in contrappunto:
Immaginata bene/ ed agìta
l’illusione/ è un azione immaginare/
altra realtà!
Il genere del musical italiano d’autore marziano… cercando
qualche riferimento di uno stile indefinibile, i riferimenti,
potrebbero essere:
l’avanspettacolo di Macario,
ma mancano le piume di struzzo e in tempi
politically correct nessuno
tira più gatti morti sul palco;
Petrolini, ma manca pure il cilindro; non
fosse troppo passatista un cabaret musicale dadaista
tedesco da molto molto meno
di tre soldi, ma fa i valzerini
e le tarantelle troppo italiane; il musical off
off Broadway
ma ci vorrebbero almeno i microfonici ad archetto, e
essi osano far senza, tentando di farsi più o meno capire
lo stesso, che già i testi e i temi trattati o sono troppo
lambiccati o troppo faceti, le musiche e gli arrangiamenti
troppo pieni di ritmi irregolari e dissonanze e fagotti ed
archi, e per giunta non abbastanza incomprensibili per esser
considerati di, certa, “ricerca”, né abbastanza pop per passare
alle auto e alle radio; i costumi
trovarobato domestico-parrocchiale forse sottratti ad un
cassonetto riciclo, i movimenti coreografici stralunati
sghembi e marionettistici
www.ammazzatecitutti.org
www.peppinoimpastato.com
www.robertosaviano.it
placido rizzotto
giovanni falcone
Dal
grande Testo, al piccolo spettacolo
(considerazioni serie assai, solo per i fedelissimi!)
Don Chisciotte, con ostinata
devozione alla verità dell'immaginazione, gioca a fare
il cavaliere errante. Il gioco, a differenza della
pazzia, è un’attività volontaria. Il Cavaliere si
colloca in un luogo e in un tempo ideali ed è fedele
alla propria libertà, al disinteresse e all’esclusività,
nonché ai limiti di essa.
Focault lo descrive come un
pazzo che continua ad essere in un mondo che non lo
sopporta più, non sopporta
più questo legame profondo di somiglianza tra le parole
e le cose, tra la scrittura e la realtà. Il vero
conflitto non è con i mulini a vento, o con il mago
Frestone che ha trasformato
i giganti in mulini per ingannarlo, poiché invero che
quelli sono mulini Chisciotte
lo sa. E sa che Dulcinea è
una donna umile e non certo bella, ma non importa, ciò
che importa è trovare le somiglianze e credere che
queste somiglianze siano, ancora, la realtà. Quei mulini
sono mulini ma
Chisciotte dice che
assomigliano tanto ai giganti che lo diventano, questo
cercare ossessivamente similitudini, rapporti tra le
cose che sono e le cose che vorremmo che fossero è in
fondo la vera follia di Chischiotte,
che è follia tutta letteraria, ma follia
necessaria. E' l’inganno, e l’autoinganno
della "letteratura" rispetto alla "vita". Ma
poeticamente trova la misura delle cose nell'essere
somiglianti alle idee che ci facciamo su di
esse, ma non perfettamente
coincidenti, si colloca sempre in uno scarto sottile tra
ciò che è e ciò che vorremmo fosse, ciò che è e ciò che
crediamo sia, quindi trova le similitudini disperse tra
le cose, quelle che gli occhi quotidiani non vedono:
questa è la grande virtù del poeta, <cavaliere dalla
triste figura> dell’avventuroso folle che ci fa più
saggi, con la sua follia.
La poesia
è anche questo, il teatro è anche questo, il nostro
spettacolo tenterà di essere
anche questo: una necessaria finzione che non deve
portarci fuori dal reale, ma aprire nel reale uno spazio
che non è servo al servizio di nulla, e per questo, è
necessario.
Accanto a
lui ci dovrebbe essere Sancio,
che della fede incarnava la
"facoltà di ammirare e di fidarsi".
Ne aveva bisogno per parlare, vale a dire per
pensare ad alta voce senza
infingimenti, per udire se stesso e per udire la
viva eco della propria voce nel mondo.
Sancio era il suo coro, era
tutta l'umanità, era colui che
intendeva le sue parole e credeva alle sue promesse. "E
nella persona di Sancio egli
amò l'umanità intera". Ma
dove trovare un sancio
oggidì? E nello spettacolo, in parte
riattualizzato ai nostri
giorni, si dovrà fare conto con questa
grande assenza
Chisciotte
autore di se stesso, e del suo mito, quasi riducendo
Cervantes (e naturalmente e
sommamente ancor più l'autore del nostro spettacolo)
a semplice scrivano - sebbene ispirato - di un'opera a
lui superiore: la trascrizione di un atto di fede.
La sua fede apparentemente cieca,
diviene per noi anche una guida per renderci perplessi,
un richiamo a quel filosofico "dubbio" che tanta parte
ha avuto nelle migliori opere dell'ingegno.
Ma senza infiacchire per
questo lo slancio a riconoscersi in grandi e universali
valori, sempre più in disuso ahinoi!
E' qui l'eroismo di Chisciotte:
nel suo credere. "Credette
che fosse verità ciò che era solamente bellezza. E
lo
credette con fede talmente viva, con fede
generatrice di opere a tal punto, che decise di mettere
in pratica quel che la sua follia gli mostrava, "e
solamente col crederlo lo trasformò in realtà".
E infine anche abbandono, della sola idealità, e
partecipazione, al reale. Partecipare, non tanto
per appropriarsi del reale (e
chi lo vuole poi, il tristo che già c’è!?) quanto per
volerlo cambiare... addirittura?... ebbene sì! |
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